Si dice di me: teatro voce delle donne di Forcella

Si dice di me: teatro voce delle donne di Forcella

La pellicola racconta il laboratorio teatrale di Marina Rippa

AstraDoc ha ospitato, ieri sera, la prima napoletana di Si dice di me, il film documentario di Isabella Mari che racconta la straordinaria esperienza teatrale guidata da Marina Rippa. Nella cornice del cinema Astra di via Mezzocannone, da sempre punto di riferimento per la formazione e la cultura in città, il pubblico ha avuto l’opportunità di riempire la sala e di immergersi in una storia di riscatto, orgoglio e condivisione.

Si dice di me affonda le sue radici nel laboratorio teatrale avviato da Marina Rippa con le donne del quartiere Forcella, nello spazio dedicato ad Annalisa Durante. Non un semplice corso di recitazione, ma uno spazio di sperimentazione e riscatto, dove le protagoniste hanno potuto riscoprire le proprie capacità e ritrovare la fiducia in se stesse. Grazie alla regia attenta e sensibile di Isabella Mari, il documentario restituisce la dimensione più autentica di questo percorso: le voci, i volti, le emozioni di un gruppo di donne che, insieme, rialzano la testa e spezzano quelle catene che sono tanto interiori, quanto sociali.

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Guardare Si dice di me significa entrare in contatto diretto con una realtà che spesso rimane in silenzio, ma che nel teatro trova la forza di farsi sentire. È un vero e proprio inno alla vita, all’amore, alla passione. Un’esplosione di energia che invita chiunque ad abbracciare il coraggio del cambiamento, trasformando la propria storia personale in un motore di trasformazione collettiva. Isabella Mari in questa opera mostra come, attraverso la creatività e l’impegno, un quartiere come Forcella possa riscoprirsi culla di arte e cultura.

Tra i presenti ieri sera all’Astra, le donne della compagnia, la regista stessa e Antonella Di Nocera di Parallelo 41, che ha contribuito a dare spazio a questa importante testimonianza. Un confronto sincero ha riempito poi la sala dopo i titoli di coda, confermando quanto forte sia il bisogno di storie che parlano di inclusione e di riscatto sociale, soprattutto in una città come Napoli. 

Si dice di me è un esempio virtuoso di come l’arte possa essere un catalizzatore di cambiamento, soprattutto in contesti sociali complessi. Il racconto intimo e autentico delle protagoniste aiuta a comprendere quanto potente possa essere la condivisione di esperienze, difficoltà e conquiste. E, soprattutto, sottolinea come la cultura sia in grado di generare opportunità, valorizzando quella scintilla di bellezza che ognuno di noi custodisce.

@rob_malfatti

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