Il tribunale internazionale de L’Aja ha denunciato Bolsonaro per genocidio contro le popolazioni indigene
87.004 morti. 2 milioni e 500mila contagi. Il tasso di mortalità è al 41,4 per cento. Incidenza è di 1.139 casi per 100mila abitanti. Secondo solo agli Usa. Questi i numeri del Brasile durante l’emergenza da Covid-19. Il Paese sudamericano resta anche tra quelli maggiormente colpiti a fare meno test. «Gli istituti scientifici valutano una sottostima da parte del governo. La mortalità è cresciuta in modalità costante nelle ultime 2/3 settimane», sottolinea il corrispondente dell’Agenzia Novain Brasile, Luigi Spera. Proprio questa mattina le autorità sanitarie hanno confermato che nella settimana dal 19 al 25 luglio il Brasile ha registrato il più alto numero di contagi (319.389). Più di quanti ce ne siano stati in Italia da febbraio ad oggi. Nella stessa settimana i decessi sono stati 7.714.
Il Brasile è un Paese continentale. Ci sono varie regioni con geografia, stagioni, clima diversi. Per questo la curva dei contagi resta alta. «I primi casi di contagio si sono verificati a San Paolo, Rio de Janeiro e in Amazzonia. Poi verso nord est. Ora verso altre regioni del centro est e del sud, dove è inverno, ed il clima freddo non aiuta. Ad aprile c’è stato il picco ed è rimasto tale. Lo Stato di San Paolo è quello con più casi (483.982)», racconta Luigi Spera. Una situazione dovrebbe durare fino al termine di agosto. Come l’ex ministro della Salute Mandetta aveva preannunciato a marzo, prima di essere silurato da Bolsonaro.
Il virus si sta diffondendo «anche a causa di mancate politiche di contenimento appropriate. A dirlo non solo epidemiologi e politici brasiliani, ma anche le autorità internazionali. Su tutte l’Oms, che ha più volte chiesto al Brasile di adottare misure più stringenti», evidenzia il corrispondente dell’Agenzia Nova. Anche su questo punto c’è stato un rimpallo di responsabilità. Ciascuno dei 27 Stati, così come i Municipi ed il governo hanno autonomia. «Dall’inizio della pandemia c’è stata discrasia sia dal punto di vista amministrativo che politico. Una confusione – sottolinea Spera – fomentata da Bolsonaro, che si è sempre detto scettico sul Covid. Invita ad usate la clorochina dicendo che lui che è stato infettato sta bene. Questa sua presunta positività l’ha utilizzata per far emergenza la sua linea sul virus».
Intanto Bolsonaro ha ricevuto la terza denuncia dal tribunale internazionale de L’Aja per genocidio. «Secondo i suoi accusatori – spiega Luigi Spera – avrebbe manifestato un intento genocidiario contro la popolazioni indigene. L’ufficio del procuratore generale ha aperto un’inchiesta. L’Aja aveva già manifestato interesse sulla gestione politica della pandemia in Colombia, Afghanistan, Stati Uniti». Altra preoccupazione a livello internazionale è data dalla nomina di un generale dell’esercizio in servizio come ministro della Sanità.
Intanto è stato riaperto tutto. C’è l’obbligo di indossare la mascherina negli spazi chiusi, ma «non c’è distanziamento sociale. Le misure di contrasto sono blande. Per questo c’è una naturale diffusione del virus. Tra le altre cose non sono mai stati impediti gli spostamenti interni tra Stati. Qualcuno ci ha provato, ma sempre con blande misure», ha raccontato il giornalista italiano. Questo ha comportato anche un alto numero di contagi tra le popolazioni indigene. Secondo Spera «è stato come vedere nuovamente i conquistadores spagnoli portare malattie sconosciute al loro sistema immunitario. Sono proseguite anche la speculazione, la deforestazione. Questo fa intendere che c’è stata una mancanza di tutele da parte del governo», aggiunge Luigi Spera.
Oltre agli indigeni tra i più colpiti ci sono le minoranze come i neri ed i poveri. «Due i motivi. In primis perché i servizi essenziali restano aperti, e sono le fasce più deboli a portarli avanti, mentre i bianchi sono professionisti, possono lavorare da casa e quindi tutelarsi meglio. E poi, nonostante il Brasile garantisca l’accesso alla sanità a tutti, i bianchi ricchi hanno delle assicurazioni private che coprono più servizi, mentre i poveri sono relegati in strutture pubbliche con sempre meno fondi», spiega il corrispondente di Nova.
Le spiagge ieri erano piena. I centri commerciali aperti. «Sembra che non sia accaduto niente», commenta Spera. Intanto le scuole di samba sono chiuse. «Questo comporta la perdita di lavoro per migliaia di persone tra operai, saldatori, artisti, sarti. L’economia culturale è devastata, ed anche quella turistica», aggiunge il giornalista italiano. Per contrastare lo stato di crescente povertà sono stati stanziati dei bonus a lavoratori informali, disoccupati. «Questa assistenza però – conclude Spera – è limitata nel tempo perché le casse dello Stato non posso sostenerlo oltre un altro paio di mesi».
Ciro Oliviero