Per l’assistenza delle persone senza fissa dimora servono le cosiddette strutture a bassa soglia come lavanderie pubbliche e bagni pubblici
Sono 1425 le persone senza dimora che vivono a Napoli. Questo almeno leggendo le rilevazioni del Comune di Napoli risalenti al 2018. Il 78 per cento di questi sono uomini. Il numero reale si aggira intorno a 2 mila. La vita delle persone che vivono per strada è molto dura, difficile. In tempi di pandemia ancor più. E con il freddo delle ultime settimane la situazione è peggiorata ancor più. I servizi messi in campo dall’amministrazione , che metta assieme le istituzioni a vari livelli. Lo ha sottolineato nei giorni scorsi, intervenendo a Barba&Capelli su Radio Crc, anche il neo assessore comunale Giovanni Pagano.
Le strutture di accoglienza non bastano. Ad oggi i posti letto nell’unico dormitorio comunale, quello di via De Blasis, ammontano a 120. A questi vanno aggiunti quelli dei centri La Palma (85) e La Tenda (40). C’è in campo un progetto che prevede l’ampliamento dell’offerta del dormitorio comunale, ma i posti resterebbero ugualmente insufficienti, data la richiesta. Anche l’apertura delle stazioni Museo e Municipio della linea 1 della metropolitana dalle 23 alle 5 non è sufficiente.
Senza contare le persone che scelgono di non farsi ospitare nelle strutture, anche quando versano in condizioni gravi. Ed è proprio su queste persone, secondo l’assessore Pagano, che bisogna lavorare. Provando a convincerli della necessità di sostegno. Per fare questo Pagano chiede il supporto dell’Asl e delle forze dell’ordine. Ieri, in un’intervista a Comunicare il Sociale, l’assessore ha sottolineato che servono «lavanderie pubbliche e bagni pubblici, le cosiddette strutture a bassa soglia, con il coinvolgimento delle associazioni e degli stessi clochard da inserire in percorsi di recupero di se stessi. Strutture di accoglienza che il Comune deve gestire in autonomia e sui grossi assembramenti è necessario coordinarsi con la Prefettura, con Regione Campania».
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