Dai dati del decimo rapporto Amministratori sotto tiro di Avviso Pubblico emerge che la Campania resta la regione con il maggior numero di casi
Nel 2019 i social network erano stati il terzo mezzo più utilizzato per minacciare gli amministratori pubblici. Con il 19 per cento, sul totale dei casi censiti da Avviso Pubblico, sono stati il mezzo maggiormente utilizzato. Il motivo principale del dissenso sfociato poi in azioni minacciose risiede nelle ordinanze di restrizione legate alla pandemia. A seguire la concessione di aiuti economici o comunque scelte che non riguardavano l’amministrazione locale, ma Roma. E qui è evidente anche l’ignoranza delle responsabilità tra governo centrale, regionale e territoriale. Dal rapporto Amministratori sotto tiro emerge che le viene effettuata una minaccia ogni 19 ore. Le aggressioni e gli incendi restano intorno al 18 per cento ciascuno. Seguono al 12 per cento minacce verbali e telefonate minatorie, lettere intimidatorie (10%), danneggiamenti (9%), scritte offensive e minacciose (7%), utilizzo di ordigni ed esplosivi (4%), invio di proiettili (2%), spari contro abitazioni ed automobili (1%).
Resta stabile anche il primato territoriale alla Campania, prima regione con 85 casi (92 nel 2019). In Puglia e Sicilia se ne registrano 55 ciascuno. Atti intimidatori in calo anche in Calabria (dai 53 del 2019 ai 38 casi di quest’anno). La Lombardia si conferma la regione più colpita al nord con 37 casi (9 in meno del 2019). Seguono Lazio (36), Veneto (30), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna (21). Con 46 casi Napoli è la provincia più colpita da atti intimidatori a danno degli amministratori locali. In aumento del 12 per cento rispetto al 2019. Seguono Salerno (21 casi), Roma (20), Milano e Foggia (16), Cosenza (15), Padova e Lecce (14), Bari e Messina (13).
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