Secondo la direttiva Single use plastic dovrebbero essere in commercio solo prodotti biodegradabili e compostabili
Piatti, posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti, bevande in polistirolo. Questi sono gli oggetti di plastica che dal 3 luglio non troviamo più sugli scaffali di supermercati ed altri esercizi commerciali al dettaglio. Ma anche in bar ed altre attività che servono bevande ed alimenti agli avventori. Non dovremmo trovarli, perché nella pratica è molto difficile trovare luoghi che abbiano eliminato completamente questi prodotti in plastica come prevede la direttiva Single use plastic che vieta la plastica monouso. Gli unici prodotti ad essere in commercio dovrebbero essere quelli biodegradabili e compostabili.
Ci sono supermercati che stavano già commercializzando da mesi anche i prodotti compostabili, ma che non hanno eliminato quelli in plastica monouso. Per non parlare degli esercizi di quartiere. Ci sono bar che hanno eliminato i bicchieri di plastica – anche se questi ad oggi sono esclusi dalla direttiva – con cui a Napoli si accompagna il caffè, ma non le cannucce di plastica con cui servono i cocktail. Altri invece hanno virato su cannucce biodegradabili, in ferro o ancora con gli ziti, un formato di pasta, di forma allungata, tubolare e cava e con superficie liscia come i bucatini ma di diametro maggiore.
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Di primi passi sono stati fatti. «Con questo importante passo contrastiamo un inquinamento senza controllo: ogni anno circa 8 tonnellate di plastica finiscono in mare e mettono a rischio la flora e la fauna marina», ha scritto in un post su Facebook la senatrice della commissione Ambiente Emma Pavanelli. «L’obiettivo a lungo termine è quello di instaurare una vera economia circolare» che punti «all’azzeramento del conferimento in discarica e degli inceneritori», ha aggiunto l’esponente del M5S.
La Commissione europea raccomanda la progressiva riduzione dei bicchieri di plastica monouso. Ad oggi sono esclusi dalla direttiva le bottiglie per bibite, i flaconi per detersivi e detergenti, gli imballaggi per gli alimenti. Nonostante questo c’è chi protesta per l’introduzione della misura in un periodo di crisi economica, come Filiera Italia, l’associazione delle aziende agricole e dell’industria alimentare.
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