Quando si parla degli interventi e delle politiche per le persone senza fissa dimora non si analizza quasi mai un dato: la mortalità. Dal 1 gennaio di quest’anno sono 50 gli homeless deceduti. Uno al giorno. Nel 2021 erano stati 346. L’anno precedente 208. Numeri tristemente in aumento. Una strage invisibili che, appunto, sono pochi a raccontare. Come la fio.Psd che, nel suo report La strage invisibile, evidenzia come la mortalità non sia legata solo ai mesi più freddi. Ci sono morti in ogni mese dell’anno. Nelle ultime quattro stagioni 79 sono deceduti d’inverno, 53 in primavera, altri 53 in estate e 60 in autunno.

Le persone decedute portavano con sé tutti i tratti di una grave emarginazione adulta fatta di grande sofferenza e di uno stato di degrado personale. Nel 92 per cento dei casi sono uomini, per due terzi stranieri. L’età media è 49 anni. Nel 60 per cento dei casi le morti sono causate da incidenti, violenza, suicidio. Nel 40 per cento per motivi di salute. La salute delle persone senza dimora è uno degli aspetti più importanti su cui da anni i servizi del lavoro sociale provano a lavorare. Eppure l’accesso ai servizi di cura o l’avvio di percorsi di prevenzione sono ad oggi difficilissimi da realizzare. Pochi i casi di interesse del pubblico su questo tema. Tra quelli che ci hanno lavorato c’è il consigliere della Regione Emilia-Romagna Antonio Mumolo, che ha presentato una proposta di legge regionale.

«Oggi avere una casa rappresenta la base sicura per poter vivere e partecipare attivamente alla vita sociale di una comunità. Non averla significa compromettere buona parte dei diritti di cittadinanza e di integrazione. Serve un sistema organico di intervento che interrompa una così silenziosa strage», ha detto la presidente della fio.Psd., Cristina Avonto.

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