La Corte si era espressa sul caso di Marcello Viola
La Corte europea di Strasburgo ha deciso che l’Italia deve riformare la legge sull’ergastolo ostativo. La legge vigente impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Nella sentenza di ieri la Corte ha respinto la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dall’Italia dopo la condanna dello scorso 13 giugno. In quel caso la Corte si era espressa sul caso di Marcello Viola, in carcere per associazione mafiosa, omicidio, rapimento e detenzione d’armi dall’inizio degli anni ’90.
La sentenza della Corte di Strasburgo non dice che Marcello Viola deve essere messo in libertà. Dice però che l’Italia deve apportare modifiche alla legge sull’ergastolo ostativo disponendo che la collaborazione con la giustizia non sia l’unico elemento per avere sconti di pena. Strasburgo ha altresì sottolineato che chi sceglie di collaborare con la giustizia non sempre si è realmente pentito e neanche è certo che abbia chiuso i rapporti con le organizzazioni criminali.
Dopo aver appreso la notizia il procuratore capo a Catanzaro, Nicola Gratteri, ha detto a Il Fatto Quotidiano che «in ambito europeo l’Italia conta pochissimo, anche piano normativo, e ogni tentativo di omologare i Codici produce accordi o verdetti al ribasso». La senatrice del M5S Laura Bottici, questore del Senato, evidenzia che «il carcere duro è un regime studiato non solo per punire, ma anche per impedire che i mafiosi detenuti possano continuare ad avere contatti con l’esterno, e da lì impartire ordini agli appartenenti alle cosche».
Oggi in Italia oggi ci sono 957 persone detenute per crimini di mafia. Sono 1.150 i collaboratori di giustizia e 4.592 le persone, compresi i familiari, sotto protezione. Tra il 2017 e il 2018 sono stati 111 i membri di associazioni mafiose e 7 i testimoni che hanno scelto di collaborare con la giustizia.