L’esperienza di sensibilizzazione e di organizzazione di azioni di pulizia del surfista viareggino può essere da esempio
A primo acchito il surf potrebbe sembrare uno sport poco attento alle questioni ambientali. E di fatto è così. La disciplina prevede l’utilizzo di materiali nocivi per l’ambiente e principalmente per l’habitat marino. Dalla muta alla paraffina, fino alla stessa tavola da surf che sono realizzati con materiali derivati dal petrolio. C’è un modo per evitare di incidere in maniera drastica sulle acque. Non cambiare muta e tavola ogni anno sarebbe già un primo passo. Utilizzare una paraffina che sia prodotta con materiali più sostenibili sarebbe una giusta prosecuzione. Raccogliere la plastica che si deposita sulla superficie dell’acqua o sulla spiaggia dalla quale si parte per surfare un ulteriore passo da considerare.
Ma c’è va oltre, come Luca Palla. Lo scorso 30 giugno il surfista è partito ha pagaiato con un sup da Bastia, in Corsica, fino a Viareggio. Un’impresa durata 23 ore che ha avuto lo scopo di sensibilizzare quante più persone possibili sull’inquinamento dei mari. Impresa che è stata seguita da una barca con l’equipaggio, la figlie ed alcuni amici del lifeguard. Durante la traversata il surfista è stato accompagnato per un tratto anche da un branco di delfini. Quella di sensibilizzazione non è stata l’unica azione ambientalista che Luca Palla ha messo in campo. Di tanto in tanto il campione della tavola da surf organizza azioni di pulizia delle spiagge con i ragazzi che frequentano il suo Water Camp a Viareggio. Nell’ultima occasione i ragazzi del camp hanno distribuiti posacenere da spiaggia ai bagnanti.
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