Tra settembre 2020 ed aprile del 2021 sono state 28.467 le persone che si sono rivolte alle diocesi della Toscana per un aiuto. Il 47,4 per cento in più rispetto ai 19.310 dei primi nove mesi del 2020. Tra questi, 7.139 famiglie si sono rivolte alle Caritas per la prima volta. I nuovi poveri, ai quali si erano aggiunti 7.351 nuclei familiari tra gennaio ed agosto dello stesso anno. Le donne rappresentano il 54,4 per cento di chi si rivolge alle Caritas della Toscana. Il 58,7 è rappresentato da migranti. Questi i numeri principali del rapporto “Fatti di prossimità, fatti di Vangelo” realizzato da Caritas Toscana e presentato qualche giorno fa a Firenze.

«Più che a un’attenuazione dei processi d’impoverimento, siamo di fronte ad un effetto cumulo le nuove povertà del periodo precedente, infatti, sono diventate povertà conosciute in quello successivo e a questi si sono sommati i nuovi ospiti», ha evidenziato il curatore del rapporto, Francesco Paletti. Anche secondo il presidente di Acli Toscana, Giacomo Martelli, si tratta di una fotografia che si stava delineando da qualche tempo, ma che non veniva fuori: la Toscana non è più un’isola felice.

«La pandemia ha messo in luce tutte le fragilità della nostra società. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questi dati, dobbiamo agire subito con investimenti nel welfare e interventi strutturali per assicurare la coesione sociale. La forbice sociale si sta allargando, crescono le nuove povertà e quelle già esistenti aumentano, nascono ulteriori fragilità che minacciano la tenuta non solo economica ma anche sociale delle nostra regione, che finora ha retto meglio di altre anche grazie al mondo del terzo settore che ha rappresentato uno dei pilastri della coesione sociale della nostra regione», ha detto Martelli.

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