L’intervista al presidente di Fish, Vincenzo Falabella
Le persone con disabilità sono state tra quelle più colpite dall’emergenza da Covid-19. Nel precedenti fasi dell’emergenza i servizi essenziali per loro sono stati, a volte, lasciati indietro, dimenticati. In questa fase dell’emergenza sono tra le categorie che hanno chiesto di essere vaccinate tra le prime, assieme ai malati, agli over 80 ed al personale sanitario. Altri temi centrali nelle politiche per le persone con disabilità sono la scuola ed il lavoro. Ne abbiamo parlato con il presidente di Fish, Vincenzo Falabella.
Proprio ieri il commissario all’emergenza Domenico Arcuri ha annunciato che da febbraio anche le persone con disabilità saranno vaccinate contro il virus Covid-19.
«È una posizione che abbiamo rivendicato sin dal 3 dicembre, nel corso di un incontro con il premier Conte. In quella sede ribadimmo la necessità di dare priorità alla vaccinazione delle persone con disabilità. Poi ne seguirono interlocuzioni dirette col governo, sia con Speranza che con Conte. Ieri il commissario Arcuri ha fatto riferimento anche agli accompagnatori. Bisognerà capire a quale platea si fa riferimento. Ora la questione passa a territori. Si tratta di una ulteriore grande sfida in cui le organizzazioni territoriali dovranno essere ancora più incisive, dato che sappiamo che le Regioni si comportano in maniera differente».
Altro tema molto dibattuto fin dai primi mesi dell’emergenza è la scuola. Anche in questo ambito le Regioni si muovono diversamente tra loro e anche rispetto alle disposizioni del governo. Quale potrebbe essere una linea comune che favorisca i diritti degli studenti con disabilità?
«Abbiamo lavorato a stretto contatto con ministero dell’Istruzione e abbiano ottenuto interventi specifici che hanno garantito fino ad un certo punto la didattica in presenza per i ragazzi con disabilità. Anche quest’anno è iniziato con enormi criticità. Più degli altri anni scolastici. Non solo le Regioni si sono comportate in maniera differente. Ma anche i Tar emanavano giudizi diversi tra loro. Tra Lecce e Bari, ad esempio. Uno consentiva la riapertura e l’altro annullava giudicato precedente ribaltandone finalità e obiettivi. Questo è un tema che oggi non può riguardare le sole Regioni. Mi auguro si faccia tesoro tutti elementi negativi registrati finora. Speriamo che si passi ad un welfare di riconoscimento dei diritti. Gli interventi della politica devono avere impatto sulla vita delle persone con disabilità. A partire dalla scuola, ma non solo. Io vorrei ricordare che il problema dell’eventuale contagio a scuole è un finto problema. Il problema ruota intorno alle scuole. Sui trasporti su tutti. Basta rispettare le regole che i contagi nelle scuole possono essere contenuti».
Come giudica l’estensione dell’inclusione lavorativa persone con disabilità alle imprese sociali come previsto dal primo decreto Ristori?
«Il tema lavoro è importante. Ancor più dopo quello che è venuto fuori durante la pandemia per cui si sono resi necessari interventi in maniera capillare affinché le persone con disabilità non perdessero lavoro. È altrettanto importante cercare di rafforzare la norma per consentire l’accesso a mondo del lavoro delle persone con disabilità. Voglio ricordare però che noi siamo ancora in attesa di linee guida del Jobs Act. Con quello passiamo da un sistema di collocamento numerico ad uno nominativo, che permetterà di mettere la persona giusta al posto giusto. Oggi il mercato del lavoro è in continua trasformazione. Un anno fa era impensabile lo smart working. Oggi viene utilizzato anche dal pubblico che ha garantito prosecuzione dei servizi in una situazione emergenziale».
In questi mesi la Fish ha lavorato alacremente per garantire i diritti delle persone con disabilità.
«Il lavoro della federazione ha riflesso e continuità sui territori. Mi sento di poter ringraziare tutte le associazioni che aderiscono a Fish e anche le altre che non ne fanno parte, che con abnegazione hanno fatto fronte e dato il giusto sostegno alle tante persone con disabilità e alle loro famiglie. Se non ci fossero state queste persone, i morti sarebbero stati molti di più. Esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perso un proprio caro e all’intero terzo settore perché abbiamo dato dimostrazione che la rete solidale ha funzionato, anche forse di più della rete dello Stato».
Ciro Oliviero