Tra gli obiettivi il raggiungimento del 78 per cento dell’occupazione entro il 2030
Per anni i governi dei Paesi Ue e la stessa Unione europea hanno messo al primo posto le politiche economiche. I diritti dei lavoratori sono rimasti indietro. Così come le politiche sociali, la cui mancanza si è fatta sentire con maggiore forza durante la pandemia. In questo ultimo anno i governi sono dovuti infatti correre ai ripari per sopperire alle mancanze. E dove non sono riusciti ad arrivare sono arrivati la cooperazione, il volontariato, la solidarietà. Ma è necessario ripartire dai temi sociali. Ripartire dal Pilastro europeo dei diritti sociali che fu portato in Consiglio europeo nel novembre 2017 dal Consiglio.
I temi sociali sono stati al centro di un vertice europeo l’ultima volta a Goteborg nel 2017. Oggi e domani se ne terrà un altro, a Porto. Tra i temi principali del summit il lavoro. Tra il 2014 e il 2019 in Ue sono stati creati oltre 14,5 milioni di posti di lavoro. La pandemia però ne ha cancellata una parte importante. Soprattutto per i soggetti più vulnerabili, le donne e i giovani. L’obiettivo dell’Unione europea è portare il tasso di occupazione al 78 per cento entro il 2030. L’obiettivo rientra nell’ambito del Piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali.
Tra i punti chiave per il raggiungimento dell’obiettivo ci sono il sostegno all’economia sociale, al libero mercato, l’incremento di posti di lavoro nel settore green. Per questo programma l’Ue investirà 672,5 miliardi tra sovvenzioni e prestiti. L’obiettivo è spingere ad una crescita del Pil del 2 per cento ed alla creazione di due milioni di posti di lavoro.
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