Vitalizio a moglie boss clan Gionta

Vitalizio a moglie boss clan Gionta

La Guardia di finanza, su disposizione della Procura di Torre Annunziata, ha eseguito un sequestro per oltre 166mila euro

Nella strage di Sant’Alessandro del 26 agosto del 1984 persero la vita 8 persone. Sette i feriti all’attentato al circolo dei pescatori. Quella strage sconvolse Torre Annunziata. E torna a riecheggiare oggi. Tra i familiari delle vittime che percepivano il vitalizio anche la moglie la suocera di un esponente del clan Gionta, che lo hanno percepito per 15 anni. I. P. era stato arrestato per associazione mafiosa il 18 gennaio 2017. La condanna definitiva era arrivata il 18 giugno 2020. Questa mattina il Comando provinciale della Guardia di finanza di Napoli ha eseguito un decreto di sequestro preventivo. Il provvedimento, emesso d’urgenza dalla Procura di Torre Annunziata, parla di un sequestro di beni per oltre 166mila euro. Il reato contestato è indebita percezione ai danni dello Stato.

Un doppio schiaffo. Da una parte allo Stato. Dall’altra ai tanti familiari di vittime di camorra che non hanno mai visto riconoscersi questo beneficio. A queste ultime ha voluto dedicare un pensiero il presidente della fondazione Polis don Tonino Palmese. «Quanto appurato in merito al vitalizio ai familiari di un boss ci lascia senza parole, ma nello stesso tempo ci dà la spinta a proseguire il nostro impegno con rinnovato vigore. Lo dobbiamo – ha detto don Tonino Palmese – alle tante vittime innocenti della criminalità della Campania. E in modo particolare a quelle che non hanno ottenuto ancora giustizia».

«Leggere notizie del genere, pur nella soddisfazione per l’operazione realizzata dalla Guardia di Finanza, lasciano un grande senso di amarezza», ha detto l’attivista ed ex consigliere regionale Vincenzo Viglione. «Sia – ha aggiunto – perché sul piano istituzionale ho sperimentato in prima persona le incredibili difficoltà che si presentano ogni volta che bisogna reperire risorse per finanziare il sostegno ai figli e i familiari delle vittime di camorra, sia per dei cavilli normativi che, per esempio, da anni impediscono a familiari di vittime innocenti ti di vedersi riconosciuto tale status piuttosto che di vedere riconosciuto in alcuni casi lo status di testimone di giustizia e di poter beneficiare dei sostegni destinati a coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare crimini di camorra. Serve quindi intervenire in tempi rapidi per colmare questi vuoti che continuano a portare fragilità nel panorama del sostegno al welfare antimafia», ha concluso Viglione.

@dalsociale24

Redazione
ADMINISTRATOR
PROFILE

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Skip to content