Ogni anno produciamo 2 miliardi di tonnellate di rifiuti. Nel 2019 solo di plastica sono state prodotte 368 milioni di tonnellate. 57,9 milioni solo in Europa, di cui il 40 per cento di imballaggi. Numeri già impressionanti, ma che potrebbero crescere fino al 70 per cento entro il 2050. A lanciare l’allarme è il Wwf Italia attraverso il paper La lotta al Covid frena quella all’inquinamento da plastica. Anche se in Europa la produzione di plastica è in leggera diminuzione a partire dal 2019 i risultati attesi sono ancora ben lontani. Da gennaio di quest’anno, infatti, nonostante l’entrata in vigore della Plastic Tax (in Italia da luglio) la plastica è ancora troppa e non si riesce a smaltire.

Quello che stiamo vivendo avrebbe dovuto essere il biennio in cui era stata prevista una svolta nella lotta all’inquinamento da plastica. E invece, causa pandemia, i rifiuti in plastica sono aumentati. Tra la scelta di oggetti usa e getta, l’incremento di acquisti online e dunque di imballaggi, il take away imposto per lunghi periodi alla ristorazione, le mascherine monouso, realizzate da fibre in plastica composita. La stima del solo primo anno è di 7 miliardi di mascherine al giorno. Solo in Ue circa 900 milioni al giorno. E, dato il loro utilizzo, non possono essere riciclate. Non solo. Le mascherine sono molto pericolose per la natura e per le specie animali, in particolare le tartarughe marine.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Sustainability evidenzia che la metà dei rifiuti marini è composta da sacchetti di plastica monouso, bottiglie di plastica, contenitori e posate per l’asporto e involucri per gli alimenti. E poi seguono corde e attrezzi da pesca in plastica, coperchi e tappi di bottiglie e contenitori alimentari. L’unica risposta possibile per invertire la tendenza è diminuire drasticamente la plastica monouso.

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